Il nazismo e la resistenza tedesca: una pagina sconosciuta

07/01/10

07/01/10


Un'idea così diffusa quanto errata vuole che durante il nazismo, in Germania, i tedeschi fossero tutti sostenitori di Hitler. Non è così, ed una delle pagine dimenticate della nostra storia ce lo dimostra.

Secondo lo storico tedesco Franz Mehring, prima socialdemocratico e poi rivoluzionario, "le leggende storiche, almeno quando esse sviluppano una certa forza e tenacia, sono sempre e solamente la sovrastruttura ideologica di una evoluzione economica e politica" e solo grazie al materialismo storico si può far uscire dalla leggenda il processo reale.

Mehring dà questa definizione di leggenda storica riferendosi al XVIII secolo, a chi associava tra loro il rivoluzionario borghese Lessing e il despota "illuminato" Federico II. Ma questa definizione ha un valore generale, specialmente se consideriamo le leggende storiche portate da due guerre mondiali imperialistiche. Le idee dominanti nate dai nuovi equilibri sortiti con la fine della Seconda Guerra mondiale stesero un velo di silenzio sull'opposizione tedesca al nazismo.

Mentre in Italia molti storici si sono ben guardati dall'affrontare la questione, in Francia Gérard Sandoz pubblica nel 1980 Ces Allemands qui ont defié Hitler. Histoire de la resistance allemande. 1933-1945 in cui si legge che "i tedeschi sono stati i primi a resistere alla peste bruna", al nazismo, appunto.

Nel nostro Paese però, qualche voce si è levata: da Enzo Collotti (La Germania nazista, Einaudi 1962) a Sergio Bologna (La Chiesa confessante sotto il nazismo 1933-1936, Feltrinelli 1967). Pochissime anche le traduzioni, tra cui è doveroso ricordare La rosa bianca di Inge Scholl, edito da La Nuova Italia nel 1959, da cui venne tratto nel 2005 il film La Rosa Bianca - Sophie Scholl.


Veniamo ai fatti.

L'incendio al Reichstag avvenuto il 27 febbraio 1933, un mese e tre giorni dopo la formazione del governo con Adolf Hitler Cancelliere, fu l'espediente con cui, il giorno seguente, venne proclamato il decreto "per la protezione del popolo e dello Stato". Esso stabiliva "restrizioni delle libertà personali, del diritto di libera espressione delle opinioni, compresa la libertà di stampa, del diritto di riunione e di associazione; violazioni del segreto nelle comunicazioni postali, telegrafiche e telefoniche private; mandati di perquisizione, ordini di confisca e restrizioni delle proprietà sono permessi anche al di là dei limiti legali in vigore".

Questo atto da parte di un governo "liberamente" eletto dal parlamento diede il via a una delle più violente repressioni della storia della lotta tra le classi. Alla fine dello stesso anno erano già funzionanti cinquanta campi di concentramento con 40 mila detenuti. 4 mila esponenti del KPD, il Partito Comunista Tedesco, vengono condannati per delitti politici (arriveranno a 40 mila alla fine del 1933) grazie alla lista stilata dai socialdemocratici Carl Severing e Otto Braun, predecessori di Hermann Wilhelm Göring.

Il 23 marzo Adolf Hitler prende il pieno comando del Reichstag osteggiato solo da 83 deputati socialdemocratici: il KPD era già considerato illegale. Comincia l'escalation violenta verso gli oppositori: "Nel 1933 i tribunali pronunciarono 40 mila condanne per crimini o delitti politici, nel 1934 70 mila, nel 1935 85 mila, nel 1936 90 mila. Dal 1933 al '38 345 mila tedeschi subirono condanne come oppositori politici" (Alfred Grosser, Dieci lezioni sul nazismo, Rizzoli 1977). Ad ogni modo le cifre totali riguardanti gli oppositori politici tedeschi al nazismo dal '33 al '39 variano da circa 400 mila ad 1 milione. Le cifre sono incerte soprattutto per il fatto che i deportati nei campi di concentramento non venivano registrati nei tribunali ma il loro invio era a discrezione di Gestapo ed SS, fondamentalmente.

Per ciò che riguarda il periodo bellico, ossia dal 1938 al 1945, si sa che ufficialmente vennero assassinati 32.500 tedeschi per motivi politici. Secondo lo studioso (ed ex oppositore) Gunther Weisenborn circa 700 mila furono i tedeschi che finirono in prigioni e campi di concentramento.

Possiamo quindi dire che almeno 1 milione di tedeschi si oppose al nazionalsocialismo ed è relativamente tanto se consideriamo che la Germania aveva nel '33 circa 65 milioni di abitanti e sei anni dopo (con le annessioni) 87 milioni.

La cosa certa è che chi si è opposto con più peso al nazismo sono stati i lavoratori: i dirigenti nazisti sospendono nel '35 perfino le elezioni dei rappresentanti nei Consigli di Gestione delle aziende, in quanto non ricevevano più voti dagli operai. Non fu poco se pensiamo che erano anni che il proletariato tedesco veniva subissato dalla propaganda nazionalista e repressoria contro gli internazionalisti. Il 5 gennaio 1919 il partito socialdemocratico tedesco era al governo del Reich e affida a Gustav Noske il comando supremo delle truppe governative affinché soffochi le rivolte degli operai internazionalisti. Dieci giorni dopo, i capi rivoluzionari Karl Liebknecht e Rosa Luxemburg vengono uccisi dai soldati del socialdemocratico Noske. La borghesia tedesca e la gerarchia militare spianano così il campo al nazismo.

La controrivoluzione indosserà in Germania nel 1933 una nuova camicia, quella bruna che tutti (o quasi) conosciamo.

Giusto per non dimenticare...