Sadi Carnot, scienziato nell'ombra della Restaurazione

31/08/11

31/08/11


Se c'è un uomo di cui troppo poco si è scritto, un gigante della scienza schiacciato nell'ombra del suo tempo, un soldato annoiato assetato di conoscenza, è il figlio di Lazare Carnot, il rivoluzionario borghese della Francia napoleonica protagonista dello scorso articolo.

Lazare ebbe due figli: Lazare Hyppolyte, uomo politico (1801-1888), e Nicolas Léonard Sadi, fisico (1796-1832), chiamato Sadi in onore del poeta persiano Saadi di Shiraz (1184-1291) di cui era ammiratore.


Il contesto storico

Mentre il padre visse in pieni anni rivoluzionari (la borghesia prendeva il potere politico sulla nobiltà e superava il sistema di produzione feudale), Sadi Carnot si trovò a fare i conti con una borghesia che smise di essere classe rivoluzionaria e consolidava il potere nella forma politica della monarchia borbonica. Anche le forze produttive erano differenti: Lazare visse gli anni in cui l'idraulica la faceva da padrone, Sadi quelli del passaggio dalla ruota idraulica alla macchina a vapore. Il padre rappresentò la macchina meccanica ideale, il figlio teorizzò la macchina termica ideale.

Queste differenze nei due contesti sono espressione delle tesi che vedono contrapposti illustri accademici e scienziati sui motivi per cui Sadi Carnot non ebbe dai contemporanei il risalto che meritava. Una tesi sostiene che gettare le basi della termodinamica era giocare d'anticipo sui tempi, mentre l'altra tesi vede il figlio di un rivoluzionario fare i conti con le istituzioni politiche che appoggiarono la restaurazione borbonica. In realtà, queste due tesi non sono in contrapposizione, ma esprimono due fasi di un unico processo.

Tra il 1790 ed il 1825 la Francia contava più scienziati ed ingegneri di ogni altra Nazione in uno stesso periodo di tempo trentennale. Considerando anche i suoi 30 milioni di abitanti, non ci sono eguali. Tra le menti scientifiche più note ricordiamo: Ampère (1775-1836), Berthollet (1748-1822), Coriolis (1792-1843), Coulomb (1736-1806), Cuvier (1769-1832), de Lamarck (1744-1829), Fourier (1768-1830), Gay-Lussac (1778-1850), Laplace (1749-1827), Lavoisier (1743-1794), Monge (1746-1818), Poncelet (1788-1867), Proust (1754-1826), Lazare (1753-1823) e Sadi Carnot (1796-1832).

Secondo l'inglese Donald Stephen Lowell Cardwell (1919-1998), storico della scienza e autore de From Watt to Clausius, 1971 e Turning points in western technology, 1991, il primato scientifico della Francia nel XVIII e all'inizio del XIX secolo equivaleva alla sua supremazia politica e militare in Europa. L'acume scientifico e tecnologico francese ricevette una forte scossa dalla Rivoluzione. Le accademie, come l'École Polytechnique fondata da Carnot padre, produssero un primato internazionale nell'idraulica, nella matematica, nella meccanica, nella chimica, nell'elettricità e nell'urbanistica: per Cardwell "nessun altro Paese al mondo diede alla scienza e alla tecnologia l'importanza che diede la Francia rivoluzionaria".


Gli studenti dell'École Polytechnique erano tra i più capaci e gli insegnanti tra i migliori di Francia. Le nuove invenzioni ricevevano sostegni dai fondi pubblici e gli studenti più poveri venivano sovvenzionati. Con la rottura delle catene feudali la scienza trovò benzina per ardere ed irrobustirsi.


La breve vita

A sedici anni Sadi entra nella scuola fondata dal padre, rigida e militarmente disciplinata, tant'è che sfornava non solo ingegneri e scienziati, ma anche ufficiali per l'esercito. La sveglia suonava alle cinque del mattino, la ritirata era alle ventuno, con nove ore di lezione al giorno, week-end compresi. Il tempo di insegnamento il primo anno era così suddiviso: 27 % analisi matematica, 18 % meccanica, 23 % geometria, 12 % chimica, 7 % fisica ed il restante 13 % era suddiviso tra disegno topografico ed artistico e letteratura francese. Dal secondo anno si aggiungevano l'arte militare, l'architettura, la teoria delle macchine e la geodesia (un ramo delle cosiddette "Scienze della Terra").

Sadi Carnot fece parte degli studenti dell'École che nel marzo 1814 parteciparono volontariamente alla difesa di Parigi assediata dalla sesta coalizione anti-napoleonica. Sadi, a 18 anni, ebbe il battesimo del fuoco. Il 12 aprile suo padre Lazare gli scrive queste parole: "Mio caro Sadi, ho appreso con un piacere estremo che il battaglione dell'École Polytechnique si è distinto e che tu hai fatto la tua prima esperienza onorevole". Seppur annoiato dalla vita militare, passò all'École du Génie di Metz dalla quale uscì col grado di luogotenente. Due anni dopo, nel 1819, venne nominato luogotenente generale dello Stato maggiore di Parigi. E' grazie agli introiti sicuri di questo ruolo burocratico che il giovane scienziato poté permettersi di studiare divorando libri di fisica ed economia. Non solo: era un buon violinista, adorava i concerti, ballava e tirava di boxe. Lo interessava lo sviluppo industriale, quindi visitò fabbriche e studiò la rivoluzione industriale inglese. Scrive Viktor Mihailovich Brodiansky nel biografico Sadi Carnot del 1989: "Il suo interesse era quello di un ingegnere che intende risolvere i problemi tecnici che necessitano un approccio scientifico".

Ogni scienziato dovrebbe avere la stessa modestia invidiabile che permeava la vita di Sadi Carnot. Egli pensava che la verità scientifica si sarebbe fatta strada in ragione della sua esattezza e della sua dimostrabilità, senza dover cercare il sostegno dell'autorità o della pubblicità scoopistica degna dei media (specialmente italiani) del nostro tempo. Era quindi fedele al detto relativo al poeta di cui portava il nome "Se sei intelligente, non gridare invano: parla come Saadi o taci".

Un anno dopo la morte del padre, avvenuta durante l'esilio a Magdeburgo nel 1823, Sadi pubblicò in 600 copie il suo unico libro, la pietra miliare a base della termodinamica: Riflessioni sulla potenza motrice del fuoco, 1824.

A 36 anni, nel 1832, morì di colera e ogni suo effetto personale, compresi appunti e libri, furono bruciati con lui. Fu una grande perdita per la scienza, sia la sua scomparsa precoce che la distruzione degli scritti. Carnot viene citato dall'ingegnere connazionale Benoît-Paul-Émile Clapeyron (1799-1864) ne Sulla potenza motrice del calore, ma anche la sua opera riposò nell'ombra della restaurazione, fino a quando il tedesco Clausius (1822-1888) e lo scozzese Lord Kelvin (William Thomson, 1824-1907) vi si interessarono e riscoprirono il genio di Carnot. Affermò il fisico irlandese che "In tutta l'estensione dei campi della scienza, non c'è niente di più grande, a mio avviso, dell'opera di Sadi carnot".

Si può quindi affermare, concordi anche con Donald Cardwell che uno dei padri della termodinamica "fu uno dei pensatori più originali dell'intera storia della scienza, perché nell'indipendenza del suo spirito era inglese, nel rigore della sua mente era francese, ma nella profondità del suo pensiero trascendeva tutte le classificazioni".