La Rivoluzione d'Ottobre: le premesse storiche

17/10/11

17/10/11


Seconda parte, terza parte, quarta parte

Per la Prussia-Germania non è più possibile nessun'altra guerra se non una guerra mondiale, ed una guerra mondiale di un'estensione e una violenza finora mai sospettate. Da otto a dieci milioni di soldati si accapiglieranno tra loro, divorando tutta l'Europa e lasciandola desolata come non ha mai fatto un esercito di cavallette.
Nel 1887 Friedrich Engels, grazie alla scienza, predice la Prima Guerra Mondiale.

È il 1914. Il 28 luglio l'Austria dichiara guerra alla Serbia partendo dal noto pretesto dell'assassinio dell'arciduca austro-ungarico Francesco Ferdinando d'Asburgo-Este.

Si scatena la Prima Guerra Mondiale, che chiude così il lungo periodo di relativa pace che durava dalla fine della guerra franco-prussiana del 1870-1871, definita da Eric John Hobsbawm come il periodo neonatale dell'impero tedesco (Il trionfo della borghesia. 1848-1875). Friedrich Engels nei due anni di guerra ne scrive addirittura una cronaca analitica di 60 articoli (Notes on the war) per la Pall Mall Gazette.

Il 29 luglio 1914 si muove la Russia contro l'Austria, il primo agosto la Germania dichiara guerra alla Russia, mentre la Francia mobilita l'esercito contro la Germania. Il 3 agosto la Germania, a sua volta, dichiara guerra alla Francia ed invade il Belgio; l'Inghilterra si schiera contro la Germania. Il Giappone si unisce al coro degli Stati dell'Intesa il 23 agosto estendendo così il conflitto a livello mondiale, mentre gli USA di Wilson e l'Italia di Salandra rimangono inizialmente neutrali.

L'assalto al Palazzo d'Inverno

Fa sorridere questa specie di domino tra potenze, questa reazione a catena, se non fosse altro che le carte diplomatiche venivano giocate sulla pelle degli uomini: 16 milioni di morti in quattro lunghi anni.

Facciamo un passo indietro per capire meglio come mai la Grande Guerra non viene fermata sul nascere e mieté milioni di vite umane.


La Comune di Parigi

Durante la guerra franco-prussiana del 1870-1871, accadde un evento unico: il proletariato parigino insorge contro la guerra. L'abdicante Napoleone III, sconfitto a Sedan, lascia la Francia nelle mani della Germania unificata di Otto von Bismarck ed in quelle di una borghesia accondiscendente verso i prussiani vincitori.

L'esercito tedesco è alle porte della capitale già il 18 settembre 1870 e le masse operaie si organizzano sia militarmente che politicamente mettendo alla propria testa la Guardia nazionale. Nel marzo dell'anno dopo la borghesia, guidata da Adolphe Thiers (lo stesso che firmò l'armistizio con von Bismarck) cerca di riprendersi Parigi cominciando dall'artiglieria della Guardia nazionale, ma lavoratori e soldati reagiscono vittoriosamente: Lenin definisce in maniera impeccabile i settanta giorni di dittatura del proletariato come "la forma politica finalmente scoperta".

Manifesto della Comune di Parigi

La Comune di Parigi è il primo precedente storico che dimostra che alla guerra può seguire la rivoluzione. I comunardi verranno poi sconfitti a causa della loro disorganizzazione ed uccisi a fine maggio dello stesso anno per mano di Thiers e del generale Louis Jules Trochu.


La Rivoluzione del 1905

Il secondo esempio di rivoluzione nata da una guerra è quello del 1905 russo. Nel febbraio 1904 inizia la guerra russo-giapponese, che ha il suo epilogo l'anno successivo con la resa di Port-Arthur sul Mar Giallo, la sconfitta dell'esercito zarista a Mukden e la distruzione della flotta russa ad opera della Marina giapponese.

A dicembre dello stesso anno entra in sciopero la fabbrica d'artiglieria Putilov. Il 22 gennaio 1905 scendono in corteo 150 mila lavoratori (donne e bambini compresi) per manifestare contro la guerra e le condizioni di miseria in cui versava la Russia. La Guardia imperiale spara sulla folla provocando centinaia di morti e migliaia di feriti e quella "Domenica di sangue" dà il via alla Rivoluzione, tra scioperi ed ammutinamenti (il film La corazzata Potëmkin di Sergej Michajlovic Ejzenštejn è proprio incentrato su quel periodo).

Uno dei cortei a Mosca nel 1905

All'inizio dell'autunno l'aristocrazia feudale prende misure repressive nei confronti dell'Unione dei ferrovieri, scatenando così uno sciopero generale così forte che il 17 ottobre porta lo zar a convocare i rappresentanti del popolo, promettendo libertà di pensiero, di parola, di stampa e di associazione. Ottenuta la vittoria, la borghesia si adagia sugli allori, mentre i capi del proletariato mettono in guardia i lavoratori dall'abbandonare la lotta. Il giorno dopo, il 18 ottobre 1905, la violenza della Guardia imperiale che massacra cittadini inermi ed i feroci pogrom contro gli ebrei, scatenano talmente tanta delusione che anche quasi tutti i sostenitori del governo passano dalla parte dei rivoluzionari. Mentre la borghesia scendeva a patti con le forze feudali, i contadini e gli operai incalzavano la Rivoluzione. Nello stesso mese nasce, a Pietroburgo, il Soviet dei deputati operai che prende il potere per quasi due mesi. Il 27 dicembre 1905 l'esercito zarista bombarda i quartieri operai moscoviti: finisce, di fatto, la rivoluzione democratico-borghese e segue una lunga fase di riflusso in cui il Partito bolscevico rinforza le sue fila.


I crediti di guerra

Abbiamo visto come l'esperienza della Comune di Parigi del 1871 e della Rivoluzione democratico-borghese russa del 1905 avevano mostrato che la rivoluzione poteva essere una risposta alla guerra. Il 4 agosto del 1914, però, la socialdemocrazia tedesca vota a favore dei crediti di guerra, ed il 26 agosto anche i socialisti francesi entrano nel governo di difesa nazionale.

A settembre Lenin scrive che questo comportamento (del partito francese e di quello socialdemocratico tedesco) era ingiustificabile, neppure appigliandosi all'eventuale debolezza dei due partiti. Non c'era alcuna giustificazione possibile, tanto più che quei deputati durante i congressi della II Internazionale si erano sempre pronunciati contro la guerra. Le parole di Lenin erano lame conficcate nella coscienza di quei "traditori del proletariato": si doveva "predicare e propagandare la guerra civile. Diventare non ministri, ma propagandisti clandestini! [...] Ci potrà essere ancora mezzo secolo di asservimento prima della Rivoluzione socialista, ma che cosa lascerà la nostra epoca, quale sarà il nostro apporto?"