La Rivoluzione d'Ottobre

05/11/11

05/11/11


Prima parte, seconda parte, terza parte

Le Tesi di aprile di Lenin sono una chiara presa di posizione contro tutti i partiti che stavano appoggiando la borghesia e non chiedevano la cessazione della guerra.

Il 28 e 29 aprile si ha la VII Conferenza Panrussa del POSDR in cui vengono adottate alcune risoluzioni ed eletto (per la prima volta pubblicamente e legalmente) il Comitato Centrale di 9 membri tra cui Lenin, Zinov'ev, Stalin e Kamenev.

La crisi politica che colpisce il governo ad aprile termina con l'accordo tra la grande borghesia (coi cadetti in testa) e la piccola borghesia (rappresentata da menscevichi e socialisti rivoluzionari), entrambe alleate contro il bolscevismo.

A maggio si dimettono il ministro degli Esteri Miljukov e quello della Guerra, l'ottobrista Aleksandr Ivanovic Guckov, impotente in special modo dopo che i marinai di Kronštadt, nel Golfo di Finlandia avevano creato un Soviet. Il 5 maggio si forma un governo di coalizione con 9 rappresentanti diretti della borghesia e 6 socialisti, tra cui Kerenskij (nuovo ministro della Guerra) che stava studiando l'offensiva militare russa al fronte.

Il nuovo governo costituisce così i battaglioni della morte che avevano il compito di reprimere con le armi chi non condivideva l'idea offensivista. Lenin ed i bolscevichi vengono accusati di essere spie tedesche.


Dalla parte dei bolscevichi

Stanchi della guerra e delle campagne diffamatorie anti-bolsceviche, sia i contadini che i soldati si ribellano al nuovo governo. Cominciano i marinai di Kronštadt che l'8 giugno, il giorno dopo il I Congresso Panrusso dei Soviet arriva a Pietrogrado per protestare contro la politica dei menscevichi e socialisti rivoluzionari ed in appoggio dei bolscevichi. Seguono i marinai ucraini di Sebastopoli che Kerenskij voleva inviare al fronte: essi ammutinano, destituiscono i loro comandanti e col Congresso nazionale militare ucraino protestano contro la politica del governo. Governo che per bocca del socialdemocratico Irakli Tsereteli accusa i bolscevichi di cospirare per il rovesciamento del governo.

L'arrivo dei marinai di Kronštadt a Pietrogrado

Intanto al fronte un mare di soldati cadevano sotto i colpi degli imperi centrali a causa di scarsezza logistica, mancanza di munizioni, sfiducia verso gli ufficiali e consapevolezza dell'inutilità di quella guerra. L'attività dei bolscevichi direttamente nelle trincee ha portato migliaia di soldati dei due blocchi nemici (in particolare russi con tedeschi ed austriaci) a fraternizzare al fronte. Non esiste alcun episodio nella storia dell'uomo in cui due schieramenti in guerra depongono le armi prendendo coscienza di stare facendo gli interessi delle classi dominanti e di appartenere alla stessa classe sociale dominata. (Attenzione: la pausa natalizia del 1914 su cui hanno prodotto anche un film - Joyeux Noël - non è minimamente paragonabile a questi eventi, sia per contenuti che per grandezza.)

Una nuova crisi colpisce il governo quando si dimettono quattro ministri cadetti non d'accordo con un compromesso negoziato con l'Ucraina. Il 3 luglio una manifestazione di operai e soldati si trasforma in un sanguinoso scontro con i militari che ancora appoggiavano il governo. Tuttavia non era ancora il momento per prendere il potere, in quanto c'era bisogno della consapevolezza da parte della maggior parte dei lavoratori. I bolscevichi fanno rifluire la massa di manifestanti e di tutta risposta i menscevichi ed i socialisti rivoluzionari cominciano una dura repressione contro soldati, lavoratori e Partito.

Il 7 luglio viene emesso mandato di arresto nei confronti di Lenin, Zinov'ev e Kamenev. Assieme a quest'ultimo vengono arrestati anche Trotskij, Krylenko, Raskol'nikov e molti altri dirigenti bolscevichi. Il Partito torna a muoversi clandestinamente e fortunatamente Lenin sfugge alla polizia, tant'è che il VI Congresso del POSDR deve fare a meno anche di lui.

Il 25 agosto il generale Kornilov fa marciare i soldati su Pietrogrado intimando a Kerenskij di sciogliere il governo e passare il potere nelle sue stesse mani. Questo putsch viene fermato solo dall'intervento dei lavoratori. Scrive Nevskij nel suo libro Storia del Partito bolscevico: "Durante le giornate di Kornilov il proletariato russo scrisse una luminosa pagina di storia, poiché solo grazie alla sua organizzazione, al suo spirito di sacrificio e alla sua tempestività fu neutralizzato il complotto del generale reazionario. È davvero straordinario il fatto che, nel momento di maggior pericolo, i menscevichi e i socialisti rivoluzionari chiedessero aiuto ai bolscevichi: questi ultimi avevano legami stretti con l'esercito che i primi non avevano, a parte la sezione militare del Soviet. Nel settembre del 1917 persino la temuta organizzazione militare clandestina dei bolscevichi fu riconosciuta dai socialisti rivoluzionari e dai menscevichi; i quali, però, appena passato il pericolo, ripresero a combatterli".

I bolscevichi passano così in maggioranza in tutte le elezioni di settembre tenute nelle città di Russia. Nelle campagne i comitati dei contadini insorgono e Kerenskij risponde inviando l'esercito.

All'interno del Partito si ha una divisione sulla posizione da tenere verso la seduta di uno pseudo-parlamento (la "Conferenza Democratica") indetta dal governo. Stalin, Trotskij e Lenin optavano per il boicottaggio, come palesato dalle parole di Lenin: "dobbiamo dare alle masse una parola chiara e precisa: date un calcio a Kerenskij e al suo Preparlamento!", mentre un'altra parte del Comitato Centrale del POSDR propendeva per la partecipazione alla Conferenza. Lenin vi partecipa ma solo per fare una breve dichiarazione prima di uscirne. Amadeo Bordiga in Struttura economica e sociale della Russia d'oggi ci riporta queste parole del leader bolscevico: "Rottura completa con la borghesia, destituzione di tutto il governo attuale, rottura con gli imperialisti franco-inglesi, passaggio di tutto il potere nelle mani di una democrazia rivoluzionaria diretta dal proletariato rivoluzionario. [...] pace ai popoli, la terra ai contadini, confisca dei profitti scandalosi dei capitalisti, repressione dello scandaloso sabotaggio della produzione perpetrato da essi. Per la centesima volta: la rivoluzione socialista, ma non la società socialista (che verrà, lo vedremo presto ancora, da Occidente)".


Si compie la Rivoluzione

Il 23 ottobre il Comitato Centrale si riunisce per votare la mozione sull'insurrezione armata. Kamenev e Zinov'ev votano contro, esternando la loro opinione su un giornale menscevico. Lenin risponde il giorno stesso chiedendo immediata espulsione dal Partito.


È il 6 novembre e mentre Lenin sta per scrivere un'ultima lettera al Comitato Centrale, esso ha già deciso per l'azione, con Trotskij in prima fila e Stalin assente. Di seguito riportiamo alcuni passi di Lenin che ben spiega l'importanza dell'azione in quelle ore infinite: "Ogni temporeggiamento equivale alla morte [...] le questioni all'ordine del giorno non possono essere decise né da conferenze né da congressi [...], ma esclusivamente dai popoli, dalle masse, dalla lotta delle masse armate. [...] Bisogna ad ogni costo questa sera, questa notte, arrestare il governo dopo avere disarmato gli allievi ufficiali, e averli sconfitti se resistono. Non è più possibile aspettare! Si perderebbe tutto! [...] Non prendiamo il potere contro i Soviet, ma per essi. La presa del potere è opera dell'insurrezione, lo scopo politico lo si preciserà dopo. Sarebbe cosa nefasta e formalistica aspettare l'incerta votazione del 25 [NdA: 7 novembre]. Il governo esita. Bisogna finirlo ad ogni costo! Ogni temporeggiamento nell'azione equivale alla morte!". In poche ore il proletariato prende il potere a Pietrogrado ed alle 21 si assalta il Palazzo d'Inverno lasciando sulla neve tre morti, tutt'e tre lavoratori.

Questa la testimonianza della militante bolscevica ucraina Evgenia Bosh sulle giornate di ottobre a Kiev:

A Kiev la maggioranza del proletariato e della guarnigione era per il potere dei soviet, una parte dei ferrovieri e degli operai della fabbrica Greter seguiva i partiti piccolo borghesi, le truppe di guardia, gli junker, i cadetti erano per il governo provvisorio, la Rada centrale non poteva contare che su due reggimenti che essa stessa aveva costituito.

Durante la prima metà di ottobre le esitazioni del Comitato del Partito bolscevico di Kiev indussero le masse rivoluzionarie e il soviet dei deputati operai a restare inattivi e ad adottare una posizione attendista. I partigiani del governo provvisorio utilizzarono tale situazione per organizzarsi e rafforzare le truppe "sicure". Dal 6 all'8 di ottobre i partiti piccolo borghesi, membri del Comitato Esecutivo del Soviet dei delegati operai, del Comitato Esecutivo del Soviet dei delegati soldati e della Duma municipale, crearono un Comitato di Salute della Rivoluzione che in seguito si fuse con lo Stato Maggiore della regione. A partire dal 10 ottobre lo Stato Maggiore cominciò a concentrare delle truppe a Kiev, prendendo però le precauzioni necessarie affinché il fatto non trapelasse.

Di notte, in un silenzio totale, i "battaglioni della morte" entravano in città, le bandiere nere spiegate sulle quali, proprio nel mezzo, brillavano lugubremente dei teschi ricuciti di bianco [NdA: sì, proprio come quelle adottate più avanti dalle SS naziste]. Nella città male illuminata il passante solitario rabbrividiva quando incrociava questi presagi di violenze selvagge e di sanguinose repressioni. Di giorno però nelle strade tutto era calmo e non si poteva scorgere alcun segno premonitore della tempesta. La Rada centrale creò allora un Comitato Territoriale di Salute della Rivoluzione. I movimenti notturni di truppe a Kiev suscitarono l'inquietudine negli eserciti rivoluzionari e nelle organizzazioni operaie e il 15 ottobre alcuni rappresentanti delle fabbriche e delle organizzazioni militari, attraverso la frazione bolscevica, fecero depositare presso il Comitato Esecutivo le seguenti rivendicazioni:

  1. Esigere dallo Stato Maggiore la cessazione immediata di ogni movimento di truppe verso Kiev
  2. Sostituire i reggimenti che garantiscono la difesa del Soviet con truppe più sicure

Il Comitato Esecutivo respinse a maggioranza le due richieste; la frazione bolscevica pretese allora la convocazione immediata del Plenum del Soviet dei delegati operai. Ciò avvenne però solo il 24 ottobre e su proposta della frazione bolscevica si decise di creare un Comitato Militare Rivoluzionario. Tutti i partiti piccolo borghesi membri del Soviet protestarono energicamente contro tale decisione e solo i bolscevichi entrarono nel CMR. Il 25 ottobre, su ordine dello Stato Maggiore regionale, gli junker circondarono la sede del Soviet e arrestarono il CMR e il Comitato bolscevico di Kiev. Quando la notizia dell'arresto giunse nelle fabbriche, gli operai si prepararono subito alla lotta armata. Tutto il lavoro di organizzazione si concentrò sull'arsenale. Il 26 ottobre gli operai uscirono dalle fabbriche. Allo scalo merci i ferrovieri si impadronirono di un convoglio di armi che consegnarono agli operai dell'arsenale i quali le fecero subito distribuire nelle fabbriche. Una volta armati lasciammo in massa tutte le fabbriche marciando verso la Duna municipale per esigere la liberazione immediata dei prigionieri. Non appena però ci fummo radunati sulla piazza, ecco gli junker sui carri armati, i battaglioni della morte e i cadetti incominciarono ad occupare tutte le strade e tutti gli accessi vicini, accerchiandoci in una morsa compatta e ostile. Avanzarono verso di noi e quando i loro primi ranghi furono a qualche passo dai manifestanti risuonò il comando degli ufficiali seguito dappertutto dal crepitio dei colpi; ci sdraiammo al suolo e cominciammo a rispondere al fuoco. Improvvisamente, sulle nostre teste, cominciarono a tuonare gli schrapnell [NdA: proiettili d'artiglieria a mitraglia]. Al segnale convenuto ci lanciammo allora tutti quanti contro uno dei distaccamenti nemici, lo sfondammo e ci ritirammo verso l'arsenale dopo aver subito pesanti perdite. Per tutta la notte ci preparammo febbrilmente a un nuovo attacco; concentrammo le forze principali nell'arsenale e nei quartieri di Shulevski e di Podolski, fortificammo le barricate e gli sbarramenti e sin dalle prime ore del mattino ingaggiammo una lotta feroce con le truppe controrivoluzionarie. Il primo giorno fu impossibile determinare da che parte pendesse la bilancia della vittoria. Le strade cambiavano più volte di padrone e alla sera del secondo giorno i bianchi ci fecero battere in ritirata. Decidemmo allora di trincerarci nei quartieri operai. Il mattino del terzo giorno alcuni rappresentanti della Duma municipale vennero a proporci una trattativa di pace. Nel frattempo il secondo corpo di guardia occupò Jmerinka, alla periferia di Kiev, e inviò le sue truppe in soccorso del proletariato.

Lo Stato Maggiore del Governo Provvisorio di Kiev fu il primo a saperlo, per cui si affrettò a trasferire i suoi poteri alla Rada centrale e batté    in ritirata con gli junker e le truppe rimaste fedeli al governo provvisorio.

La Rada centrale, fingendo di sostenere gli insorti, fece occupare dal reggimento Bogdanovski tutti i posti di guardia della città e fece liberare i membri del CMR e del Comitato bolscevico che erano stati arrestati.

Il proletariato credette davvero che l'azione del Bogdanovski significasse il passaggio del reggimento dalla parte delle masse rivoluzionarie e depose le armi. La lotta armata cessò, il proletariato di Kiev si considerò vincitore e, quando ci fu il 2° Plenum dei Soviet dei Comitati di Fabbrica e di Officina, proclamò solennemente che a Kiev tutto il potere apparteneva al Soviet dei delegati operai.