Il Patto Ribbentrop-Molotov - Le premesse

21/02/12

21/02/12


23 agosto 1939, Cremlino. Germania e Russia firmano un trattato di reciproca non aggressione che prevede anche la spartizione della Polonia.

Era un grande giorno, quello, nei corridoi del Cremlino. Nella "fortezza" politica dello stalinismo ci si preparava ad accogliere i diplomatici tedeschi per siglare un patto di non aggressione tra il Terzo Reich e l'impero sovietico.

Adolf Hitler inviò il suo ministro degli Esteri Joachim von Ribbentrop, figlio di borghesi sassoni, diplomatico fin dal 1915 e presente durante la firma del Trattato di Versailles del 28 giugno 1919 che sancì la spartizione europea alla fine della Prima Guerra Mondiale a netto favore della Polonia.

A siglare l'accordo per Mosca ci fu invece il Commissario del Popolo per gli Affari Esteri Vjaceslav Michajlovic Molotov, di origini proletarie e membro del Partito Operaio Socialdemocratico Russo (POSDR) dal 1906, fedele collaboratore di Iosif Stalin anche prima della sua controrivoluzione seguita alla morte di Lenin (21 gennaio 1924).


Molotov ricoprì l'incarico di ministro degli Esteri a partire dal 3 maggio 1939, quando Stalin lo scelse al posto di Maksim Maksimovic Litvinov che, oltre ad essere israelita e quindi malvisto dai futuri alleati nazisti, aveva in mente una politica diplomatica più aperta verso le riluttanti Francia e Gran Bretagna.

Purghe per la preparazione del campo

Alla morte di Lenin succedette il georgiano Iosif Stalin, tra lotte interne al Partito e aspre polemiche sulla figura negativa di quest'ultimo. Egli è il fautore di quella che viene definita controrivoluzione, ossia quella politica che porterà negli anni l'accentramento del capitalismo nelle mani dello Stato, il rafforzamento dell'esercito, l'estrema povertà nella classe del proletariato, l'uccisione di tutti gli ex capi del Partito bolscevico e che sarà alla base della mistificazione del comunismo. L'assassinio del rivoluzionario Lev Trotsky, avvenuto il 21 agosto 1940 in Messico per mano di un killer di Stalin, fu uno degli ultimi di quelli che colpirono i principali membri rivoluzionari anti-staliniani, e non solo loro. Si stima che durante la "Grande purga" iniziata pubblicamente nel 1937 e voluta dal capo dell'Unione Sovietica servendosi della polizia del NKVD (Commissariato del Popolo per gli Affari Interni) per spazzare via i "cospirazionisti" del Comintern (l'Internazionale comunista), siano passati nei "campi di lavoro" circa 8 milioni di russi, il 5 % della popolazione di allora. La purga provocherà circa 2 milioni di morti, la maggior parte russi e bolscevichi, e tutti accusati di essere spie o cospiratori.

Già nel 1934 Stalin cominciò a fare piazza pulita dei personaggi scomodi. Tra i primi ci fu il suo amico Sergej Mironovic Kirov, assassinato in dicembre su ordine di Stalin che, nel giorno stesso della morte del suo ex amico, emanò un decreto che sarà poi la base giuridica della "Grande purga". Nello stesso anno vennero espulsi più di 100 mila appartenenti al partito, arrestate migliaia di persone e ordinate centinaia di fucilazioni. 

Due foto di Andrej Januar'evic Vyšinskij "l'inquisitore", pubblico ministero menscevico di Stalin, e poi procuratore, che fece condannare numerosi avversari politici (o presunti tali) alla pena di morte e pochi altri al carcere. Famose le sue requisitorie in cui non servivano prove a sfavore degli imputati per emettere sentenze, ma bastavano le sue accuse. Il massimo giurista della controrivoluzione fu colui che emise l'ordine di arresto nei confronti di Lenin e Zinov'ev nell'estate del '17 e Radek e Trotsky (già espulso nel 1929) nel gennaio del '37

Ma il lavoro di "pulizia" era solo all'inizio e non si fermò alla frontiera. Nel 1936 vennero arrestati i membri del Comitato Centrale del Partito Comunista della Lituania e quello di Lettonia fu sciolto. Il Partito Comunista Polacco (KPP) venne soppresso nel giugno del 1938 con l'accusa di essere un covo di agenti del fascismo. Tutti i suoi dirigenti che si trovavano in Russia vennero uccisi e la stessa sorte la ebbero i compagni del Partito Comunista Ucraino e di quello d'Estonia.

Gli uomini del Partito Comunista Tedesco (KPD) emigrarono in Russia dopo l'avvento del nazismo. 842 furono arrestati da Stalin ed altri 570, quasi tutti tedeschi ed austriaci, vennero caricati su un treno e consegnati alla Gestapo, la polizia segreta del Reich, il 3 febbraio 1940 sulla nuova frontiera polacca a Brest-Litovsk.

La forma politica reazionaria assunta dalla controrivoluzione staliniana si fece strada con le purghe per arrivare a gestire meglio i rapporti con le altre potenze imperialiste e debellare la minaccia bolscevica di opposizione alla guerra ed agli interessi del capitale di Stato incarnati da Stalin.


Drang nach Osten

La definizione delle rispettive sfere di influenza dell'Asse Berlino-Roma del 1936 prevedeva che la Germania si espandesse ad Est e ad Ovest, mentre all'Italia rimanesse tutto il Mediterraneo. L'invasione delle terre europee orientali, in realtà cominciata nel lontano XIII secolo da parte della Germania che arrivò fino al Golfo di Finlandia, sarebbe stata vista dalla Russia come una minaccia, pertanto a Hitler si prefiguravano due strade: dichiarare guerra all'impero sovietico e al resto d'Europa, oppure stringere accordi con Mosca per potersi dedicare prima ai Paesi europei occidentali.

Il 26 gennaio 1934, però, Hitler firmò un patto di non aggressione con Varsavia, i cui confini si erano ingranditi dopo il Trattato di Versailles a discapito sia della Germania che dell'URSS: il 25 aprile del 1920 il Capo di Stato polacco Józef Pilsudski, inoltre, aveva invaso l'Ucraina e 10 giorni dopo conquistato la capitale Kiev, dando prova di determinazione imperialista.

Bisognava fermare questo espansionismo della Polonia, poiché disturbava gli interessi regionali di Berlino e rifiutò di entrare a far parte della sfera dei Paesi sotto controllo del Reich.