Il falso mito di Che Guevara

16/05/12

16/05/12


L'odio come fattore di lotta; l'odio intransigente contro il nemico, che permette all'uomo di superare i suoi limiti naturali e lo trasforma in una efficace, violenta, selettiva e fredda macchina per uccidere. I nostri soldati devono essere così...
Ernesto "Che" Guevara - Creare due, tre, molti Vietnam, articolo alla rivista Tricontinental, 1967

Ernesto "Che" Guevara de la Serna nasce ottantaquattro anni fa in Argentina e trova la morte in Bolivia il 9 ottobre 1967. Le sue gesta sono da sempre associate al comunismo, ed il suo nome ridonda sulle bocche dei sostenitori della sinistra parlamentare di mezzo mondo.

Ma el Che non era affatto marxista, né si è mai dichiarato tale, tantomeno i suoi compagni di guerriglia, cominciando dal suo amico Fidel Castro.


La situazione in America Latina

Il contesto storico e geografico in cui agì questo personaggio era ben definito. Negli anni Sessanta il Sud America conosce uno sviluppo capitalistico che mette in contrasto, internamente, città industriale e campagna agricola, e che a livello internazionale vede la presenza in quel territorio di gruppi imperialistici europei e statunitensi, con forti investimenti nel settore energetico ed industriale.

Anche qui si sviluppa una classe dominata, il proletariato, ed una classe dominante, la borghesia. Quest'ultima vacillava tra l'appoggio ai gruppi industriali stranieri ed una nazionalizzazione del capitale (sostenuta soprattutto da piccolo-borghesi ed intellettuali).

All'interno dei partiti di sinistra di quei Paesi, vi era una maggioranza che propendeva a favore della cosiddetta collaborazione di classe e, quindi, di un appoggio al maggiore sviluppo capitalistico nazionale instaurando pochi rapporti con i gruppi imperialistici europei e statunitensi. Una minoranza, invece, portava avanti lo sviluppo del capitalismo su basi nazionali ma attraverso la lotta armata, concentrandosi contro l'imperialismo USA e quei gruppi nazionali che lo appoggiavano. L'obiettivo di queste due fazioni interne alla sinistra sudamericana era comunque il medesimo: crescita economica nazionale indipendente da altri Paesi.



L'errore tattico dei castristi


Un terzo fattore che contribuì alla nascita degli squilibri in America Latina fu la tattica politica dei guerriglieri. Lo sviluppo del capitalismo provocò una forte disgregazione contadina, ma non dei proprietari fondiari, con conseguente peggioramento delle condizioni di vita di milioni di contadini che si riversarono nelle città andando a formare il sottoproletariato urbano (precari, senzatetto, delinquenti saltuari...). I gruppi di ribelli dove concentrarono la loro battaglia anti-imperialismo USA e a favore di una riforma agraria? Nelle campagne. Tra le masse di contadini poveri, nelle zone del "terzo mondo" che proprio in quegli anni si stavano svuotando a forti ritmi.


Scrive lo storico Eric John Hobsbawn ne Il Secolo breve 1914/1991, del 1994: "Nessuno si aspettava più la rivoluzione sociale nel mondo occidentale. Quasi tutti i rivoluzionari non consideravano nemmeno più rivoluzionaria la classe operaia [...] giungevano fino al punto di liquidare il "proletariato" come una classe nemica del radicalismo politico [...]. Il futuro della rivoluzione si trovava, a loro avviso, nelle campagne del Terzo mondo (che proprio allora si stavano rapidamente svuotando) [...]. I vietnamiti, i palestinesi, i veri movimenti di guerriglia per la liberazione coloniale si interessavano puramente ai propri affari nazionali."

Il medico argentino era quindi a capo di guerriglieri contadini democratico-borghesi, e non di comunisti che lottavano per la rivoluzione mondiale. È una differenza piccola agli occhi di chi non mastica la scienza politica, ma è, in realtà, una differenza enorme che dovrebbe chiarire ogni illusione ideologica dei sostenitori del "compagno" Che Guevara e porre la sua figura al giusto posto, e non tra i rivoluzionari comunisti.