Energia: breve storia della Standard Oil - Parte III

16/06/12

16/06/12


Prima parteseconda parte

Gas naturale e petrolchimica

Uno dei sottoprodotti del petrolio era il gas naturale che si veniva a formare nelle cisterne durante la loro apertura, a causa della riduzione di pressione. Comprese fin da subito le potenzialità, Rockefeller incaricò Daniel O' Day di occuparsi del prodotto subito dopo che nel 1883 il futuro fondatore della Sun Oil di Philadelphia, Joseph Newton Pew, portò il gas a Pittsburgh con un gasdotto.

Nel giro di due anni O' Day costruì due gasdotti dalla Pennsylvania all'Ohio e a New York. Alla fine degli anni Novanta la Standard Oil acquistò in segreto le società del gas naturale di sedici località, grazie alla corruzione con cui si aggiudicava i permessi municipali per la costruzione dei gasdotti ed il trasporto del gas.

Quando fu scoperto un grande giacimento petrolifero in Ohio, più di 250 trivelle entrarono in funzione attorno alla città di Lima, sul confine con l'Indiana. Il problema di quel petrolio, però, era il contenuto di zolfo, che affumicava le lampade ed appesantiva l'aria. La Standard Oil assunse il chimico tedesco Herman Frasch (1851-1914), avviandosi sulla strada della petrolchimica. Grazie al processo Frasch per l'estrazione dello zolfo, il petrolio di Lima veniva ora depurato e reso commerciabile anche per le abitazioni.

Nel 1889 il polo produttivo petrolifero statunitense si spostò, proprio come avvenne sei anni prima da Cleveland a New York, e Rockefeller aprì la Standard Oil of Indiana.


Nel 1891 lo scienziato russo Vladimir Grigoryevich Shukhov (1853-1939) inventò un processo, detto cracking termico, che permetteva di ottenere maggiori quantità di benzina dalla raffinazione del petrolio. Questo processo fu subito utilizzato e perfezionato dal chimico americano William Merriam Burton (1865-1954) che venne assunto da Rockefeller nel nuovo impianto vicino Chicago, a Whiting, in Indiana.

Nell'ultimo decennio del XIX secolo, la Standard Oil era già finanziariamente indipendente dai banchieri ed estraeva un terzo di tutto il petrolio statunitense, ma controllava l'84 % di tutti i tipi di greggio commercializzato.


La campagna antitrust di Roosevelt

Le cose cominciarono ad andare male quando nel 1900 la Standard Oil, accusata di monopolizzare il settore, venne esclusa dalla corsa all'oro nero del Texas. Qui, nel 1905, vennero scoperti nuovi giacimenti ricchi di petrolio e società come la Gulf Oil e la Texas Company (futura TexaCo) diventarono competitor importanti del trust di Rockefeller.

Quando Theodore Roosevelt (1858-1919) era membro del parlamento dello Stato di New York, la Standard Oil aveva da poco cominciato ad avventurarsi nella politica della collaborazione abbandonando quella della competizione. Il futuro presidente degli Stati Uniti d'America era un oppositore di questa politica. Divenuto presidente nel 1901, invece, era favorevole alle economie di scala dei cartelli economici, che divideva in "buoni" e "cattivi": secondo Roosevelt, i primi facevano giusti prezzi ed offrivano buoni prodotti, mentre i secondi schiacciavano i consumatori. Nonostante Rockefeller negli ultimi vent'anni avesse portato i prezzi del petrolio da 9.9 dollari al barile a 3.2, Theodore Roosvelt, che ora definiva i monopoli come una tappa necessaria, reputava lui e gli altri dirigenti della Standard Oil come una "banda di criminali".

Il colosso costruito da John Davison Rockefeller può essere definito, in realtà, come una "banca all'interno di un'industria". Questo ibrido massimizzava la propria influenza politica depositando grandi somme di denaro nelle casse delle sue società ed una parte di questi liquidi in molte banche di Wall Street. Inoltre, la Standard Oil, faceva ingenti prestiti ad assicurazioni, ferrovie, aziende siderurgiche, nonché alle stesse banche che ne avevano sempre bisogno.

William Rockefeller, suo fratello, vantava un'amicizia con James Stillman della National City Bank, tant'è che a questo istituto venne affibbiato il nomignolo di "Oil Bank". Stillman nel 1901 fece entrare nel suo CDA il nipote di William, figlio di John Rockefeller.

Nonostante la rivalità tra la National City Bank e la JP Morgan & Company, il banchiere di Philadelphia John Pierpont Morgan (1837-1913), fondatore di quest'ultima, faceva piccoli e medi affari con la famiglia Rockefeller. Quando il presidente Roosevelt nel 1902 impugnò lo Sherman Antitrust Act (prima legge antitrust quasi inutilizzata dal 1890 fino ad allora) nella causa contro la Northern Securities Company, cartello creato da Morgan con Rockefeller e due proprietari di ferrovie per il controllo delle linee di trasporto del Nordatlantico, il banchiere di Philadelphia non reagì. L'anno successivo, invece, quando il presidente americano creò degli enti per il controllo dei trust, Rockefeller (non più a capo della Standard Oil dal 1897, ma di fatto aveva ancora il potere decisionale col 30 % della quota azionaria) si oppose inviando un telegramma dai toni secchi e minacciosi a sei senatori.

Vignetta satirica di Robert Smithereens del 1906

Verso la causa federale

Tra i settori toccati dal trust di Rockefeller vi fu quello siderurgico. Spesi 2 milioni di dollari per salvare le imprese minerarie di Mesabi, in Minnesota, creando la Lake Superior Consolidated Iron Mines, tre anni dopo, nel 1896, la produzione nella zona mineraria passò da 437 mila tonnellate a quasi 2 milioni: a fine secolo salirà a più di 3.8 milioni di tonnellate. Le società siderurgiche concorrenti erano la Carnegie Steel Company, la Federal Steel Company e la National Steel Company. Tra scontri e vedute diverse i magnati dell'acciaio nel 1901 fusero insieme le loro aziende creando la United States Steel Corporation (US Steel), il primo gigante di oltre 1 miliardo di dollari di capitale. Per avere un'idea del profitto ricavato dal solo Rockefeller, basti pensare che il valore delle azioni della sua Consolidated era di 10 dollari l'una nel 1893: otto anni dopo, con la US Steel, questo valore decuplicò, facendo guadagnare a Rockefeller 80 milioni di dollari.

I processi di formazione dei trust dal 1898 al 1902 negli Stati Uniti d'America furono ben 198. Questa diffusione straordinaria portò il governo ad istituire la US Industrial Commission.

La campagna elettorale di Roosevelt del 1904 fu finanziata dal gruppo Rockefeller con 100 mila dollari. L'anno dopo la Camera dei Rappresentanti apriva un'indagine antitrust sulla Standard Oil. Le cause contro i monopoli duravano anche anni e lasciavano così il tempo alle aziende di manovrare l'opinione pubblica attraverso la stampa. Fu il caso di Rockefeller, che assunse il direttore del New York Herald nell'appena costituito "Ufficio letterario": questo faceva uscire articoli come "Il lato umano di John Rockefeller" oppure organizzava conferenze stampa con decine di giornalisti e personaggi del calibro di Mark Twain.

Nel 1906 un giudice condannò la Standard Oil al pagamento della cifra di 29 milioni di dollari. Un colpo enorme che provocò l'abbassamento del valore azionario da 500 a 420 dollari l'una e che fu uno dei fattori alla base della crisi finanziaria del 1907. Nel contempo JP Morgan dichiarò il fallimento per insolvenza della sua banca Knickerbocker Trust ed il segretario al Tesoro George Cortelyou mise a disposizione di Morgan 25 milioni di dollari con un atto di fiducia da parte del governo che non aveva precedenti. Da un lato a Rockefeller venivano tolti 29 milioni di dollari e dall'altro a Morgan ne venivano regalati 25.

Il 23 ottobre 1907 Morgan, per salvare la Trust Company of America, chiese aiuto anche alla National City Bank che le elargì 3 milioni di dollari. Si stima che in totale John Pierpont Morgan chiese 25 milioni di dollari in prestito per salvare 50 società di brokeraggio: Rockefeller gliene donò almeno un terzo, apparendo così come difensore dell'interesse generale.

Poco più di due mesi dopo, in un messaggio al Congresso, Theodore Roosevelt attaccò le manovre della Standard Oil che attuava contro le riforme e partì una causa federale di dimensioni gigantesche, con 12 mila pagine di verbali raccolti in 21 volumi. Il capo della Standard Oil, John Archbold, corruppe molti politici senatori e deputati. Rockefeller jr. si mostrava come un buon protestante battista che rifiutava gli scandali e la politica del padre. Arrivò persino a dare le dimissioni nel 1910, ma il 20 aprile 1914, quando era a capo della Colorado Fuel and Iron Company e 9 mila minatori scesero in sciopero, nulla fece per fermare il "massacro di Ludlow" in cui la Guardia Nazionale uccise nove minatori ed arse vivi due bambini e dieci donne incendiando le loro tende.


Lo scioglimento della Standard Oil

Nel 1899 la Standard Oil estraeva il 32 % del greggio statunitense, mentre nel 1911 il 14. La raffinazione l'anno prima della crisi del 1907 era all'86 %, ma nel 1911 scendeva di sedici punti.

La prima condanna in primo grado (confermata in appello due anni dopo) arrivò nel novembre del 1909: la holding Standard Oil doveva sciogliere ogni legame con le affiliate. Dallo smembramento Rockefeller ne uscì più ricco di prima (il suo patrimonio passò da 300 a 900 milioni di dollari) e nacquero i maggiori gruppi petroliferi USA (Exxon, Mobil, Chevron, ConOCo Inc.) ed altre 30 società.

Scrive Lenin ne L'imperialismo: fase suprema del capitalismo, 1916:

[...] i risultati fondamentali della storia dei monopoli sono i seguenti:

  1. 1860-1870, apogeo della libera concorrenza. I monopoli sono soltanto in embrione
  2. Dopo la crisi del 1873, ampio sviluppo dei cartelli. Sono però ancora l'eccezione e non sono ancora stabili. Sono un fenomeno di transizione
  3. Ascesa degli affari alla fine del secolo XIX e crisi del 1900-1903. I cartelli diventano una delle basi di tutta la vita economica. Il capitalismo si è trasformato in imperialismo

I cartelli si mettono d'accordo sulle condizioni di vendita, i termini di pagamento, ecc. Si ripartiscono i mercati. Stabiliscono la quantità delle merci da produrre. Fissano i prezzi. Ripartiscono i profitti tra le singole imprese, ecc.

Nei cartelli e nei trust si concentrano talora perfino i sette od otto decimi dell'intera produzione di un determinato ramo industriale. [...] Il monopolio, in tal guisa creatosi, assicura profitti giganteschi e conduce alla formazione di unità tecniche di produzione di enormi dimensioni. [...]

Viene socializzata la produzione, ma l'appropriazione dei prodotti resta privata. I mezzi sociali di produzione restano proprietà di un ristretto numero di persone. Rimane intatto il quadro generale della libera concorrenza formalmente riconosciuta, ma l'oppressione che i pochi monopolisti esercitano sul resto della popolazione viene resa cento volte peggiore, più gravosa, più insopportabile. [...]

Che i cartelli eliminino le crisi è una leggenda degli economisti borghesi, desiderosi di giustificare ad ogni costo il capitalismo. Al contrario, il monopolio, sorto in alcuni rami d'industria, accresce e intensifica il caos, che è proprio dell'intera produzione capitalistica nella sua quasi totalità.