Distribuzione: breve storia di Wal-Mart Stores - Parte I

02/04/13

02/04/13


Wal-Mart Stores è oggi il secondo gruppo industriale al mondo dietro a Exxon Mobil, e primo nella grande distribuzione organizzata con i suoi 2 milioni di dipendenti, 450 miliardi di dollari di ricavi, 16 di profitti per un valore di mercato di poco più di 200 miliardi.

Negli Stati Uniti d'America, più che in Europa, il legame tra mondo politico e finanziamenti privati è scoperto e reso evidente attraverso una gran quantità di informazioni. Più di un'associazione si incarica di scandagliare fin nei dettagli "chi dà a chi", "quanto", "quando" e "dove". Nel sistema politico statunitense difficilmente i grandi gruppi economici, nel loro insieme, sostengono massicciamente un candidato lasciando senza fondi lo sfidante. Molto più spesso le risorse sono divise tra i due contendenti. Ogni compagnia vuole trovarsi ben posizionata qualunque sia il verdetto di una contesa elettorale, mai del tutto prevedibile.


I rapporti con la politica

La Wal-Mart è la seconda compagnia mondiale per fatturato, e quindi maggior gruppo nel settore della distribuzione commerciale. Un altro suo primato lo troviamo nel finanziamento politico con quasi 1.8 milioni di dollari elargiti l'anno scorso (826 mila ai Democratici e 941 mila ai Repubblicani). Interessante notare come fino alle elezioni del 2008 i finanziamenti erano, per la stragrande maggioranza, verso i Repubblicani, con un picco massimo di 1.7 milioni nel 2004 contro 440 mila dollari ai Democratici nello stesso anno.

Va sottolineato come la compagnia solo negli ultimi anni si sia convertita a un'ampia e palese operazione di lobbying. Fino al 2000, infatti, ostentava piuttosto un distacco polemico dai politici di Washington, tratto caratteristico di molta parte della provincia americana (la sede di Wal-Mart è in Arkansas) e molto ben incarnato nel suo fondatore Samuel Moore Walton (1918-1992). Per anni Walton non aveva voluto che ci si dedicasse alle relazioni col governo. Secondo un manager dell'azienda, Walton "si rivolterebbe nella tomba se sapesse che abbiamo un ufficio a Washington DC". In questo ultimo decennio, però, ha dovuto mutare il suo atteggiamento anche perché, come ammette la stessa azienda, "se non sei là si crea un vuoto che qualcun altro riempirà".


La strategia commerciale

Alla Wal-Mart interessa essere presente nel processo decisionale sui temi che più le stanno a cuore. Tra questi l'apertura del mercato cinese. Una linea che solo all'apparenza è in contraddizione con il programma lanciato da Walton nel 1985 e denominato Bring it Home. Era una campagna che titillava l'anima protezionista americana e che nasceva sull'onda delle polemiche in merito al crescente deficit commerciale in epoca reaganiana. L'azienda stimò che nel quinquennio 1985-1989 le importazioni furono ridotte del 5 %. Nonostante questo, Wal-Mart importava dall'estero ancora il 25-30 % dei suoi prodotti, la metà del suo competitor Kmart.

Il primo magazzino Wal-Mart viene aperto nel 1962, anche se Walton già nel 1945, dopo la laurea e il servizio militare, si lancia nel mondo della distribuzione. L'acquisto avvenne grazie a un prestito accordatogli dal suocero, importante banchiere e avvocato dell'Oklahoma, che a più riprese non mancherà di fornire sostegni e consigli al giovane e ambizioso Sam.

La strategia iniziale, ma che perdurerà negli anni, fu quella di concentrarsi sulle piccole cittadine di provincia tra i 5 mila e i 25 mila abitanti, una riserva di caccia lasciata aperta dai commercianti delle grandi città. L'idea di Walton fu quella di aprire centri commerciali attorno alle città e attendere la crescita dei sobborghi. L'obiettivo era quello di creare una serie di grandi magazzini non troppo distanti gli uni dagli altri in modo da risparmiare sulle spese di trasporto delle merci, rifornirli velocemente e saturare il mercato, risparmiando quindi anche sulla pubblicità.

(Clicca per ingrandire)
Distribuzione capillare dei centri Wal-Mart negli USA
La circonferenza di ogni sito ha raggio 30 km

Il sogno americano

Nella descrizione che Walton fa di se stesso troviamo molte delle ideologie che sostanziano il mito statunitense, ma che sono anche il tratto universale degli imprenditori di prima generazione. Secondo la rivista Time di qualche anno fa, "nessuno impersona meglio di Sam Walton la vitalità del sogno americano nella seconda metà del XX secolo".

Il fondatore del colosso si dipinge come un uomo fiero di essersi fatto da sé, una persona che ha ottenuto successo solo grazie al duro lavoro, alla passione per la competizione e alla continua innovazione. Il tutto grazie a un Paese che dà a tutti la possibilità di riuscire e che fornisce a chiunque opportunità sconfinate. Della provincia troviamo l'elogio della vita frugale e il rifiuto degli agi consentiti dalla ricchezza. Ha sempre predicato modestia ed evitato di attirare l'attenzione; la Wal-Mart, come molte potenze in ascesa, si è sempre impegnata, finché ha potuto, a mantenere un basso profilo.


Sindacati? No, grazie

Walton condusse l'azienda con fare paternalistico: i dipendenti venivano chiamati associati in quanto, in una certa misura, sono chiamati a partecipare agli utili. I sindacati non sono ammessi: quando hanno provato a entrare in un magazzino Wal-Mart era solo perché, secondo Walton, il management aveva fallito, non sapendo ascoltare e capire i problemi dei dipendenti.

Nonostante la quasi impossibilità di sindacalizzazione dei lavoratori a causa di una normativa che prevede un referendum e il consenso di due terzi dei lavoratori (più di due milioni sparsi in 27 Paesi, di cui circa 1.4 in USA), il 23 novembre 2012, durante il Black Friday (primo venerdì successivo al Giorno del Ringraziamento, in cui comincia lo shopping natalizio di massa e i grandi sconti) è stato indetto il primo grande sciopero in cinquant'anni di attività nei 46 Stati in cui sono presenti i magazzini Wal-Mart. Come riportano Fox Business e il nostrano Connessioni Precarie, alcuni scioperi spontanei cominciarono già a ottobre e hanno portato minacce di sospensioni, licenziamenti, e decine di arresti nelle manifestazioni successive.


Da Wall Street agli anni Ottanta

La rapida espansione degli anni '60 porta Walton a un'esposizione debitoria pericolosa e alla mancanza di liquidità per continuare la crescita. Nel 1970 l'azienda viene quotata in Borsa, grazie ai buoni auspici della Stephens Inc., una delle maggiori banche di investimento fuori Wall Street. Jack Stephens, fratello del fondatore della banca, entrerà nel consiglio di amministrazione di Wal-Mart dopo l'operazione finanziaria.

L'ingresso della Wal-Mart a Wall Street viene curato dalla White, Weld di Boston (poi confluita nella Marrill Lynch) in quanto Walton espressamente non gradiva che l'operazione venisse portata avanti da qualcuno di Little Rock, Arkansas, sede della Stephens Inc.. Attraverso la quotazione la famiglia riduce la sua fetta di proprietà e si lega alle assicurazioni Massachusetts Mutual: "Ci accordammo di dar loro il nostro braccio destro e la nostra gamba sinistra", per dirla con le parole di Sam Walton.

Secondo lo stesso fondatore di Wal-Mart, nel 1976 arriva il primo grande scossone al vertice aziendale: Ron Mayer, AD e artefice dei primi tentativi di informatizzazione del sistema di vendite, viene costretto a lasciare la carica, ma con lui se ne vanno molti manager di quello che Walton definisce un vero e proprio esodo.

Superata l'impasse, la vera svolta arriva l'anno successivo, grazie alla prima acquisizione che porta il gruppo in Illinois e Michigan, e anche nel 1981, anno in cui si impadronisce della Kuhn's Big K che per la prima volta permette al gruppo di guadare in massa il Mississippi. L'espansione continua negli anni Ottanta grazie al talento di David Glass che prenderà da Walton il timone dell'azienda nel 1988. Wal-Mart allarga la sua sfera d'influenza: dalla presenza in 11 Stati nel 1979 si arriva a 24 nel 1988 con circa 1200 grandi magazzini concentrati ancora però nel Midwest e nel Sud.

L'espansione di quegli anni portò il gruppo a essere il primo rivenditore statunitense nel 1990.