L'evoluzione della famiglia

21/10/13

21/10/13

 

La nostra specie, Homo sapiens, si è affermata sulla Terra in un lungo processo durato circa 200 mila anni. Questo è stato possibile solo grazie alla sua capacità di adattamento e alle sue caratteristiche sociali.

Homo sapiens ha dovuto imparare, attraverso migliaia di generazioni, nuove tecniche per procurarsi il cibo, per la protezione dei figli trasmettendo le conoscenze acquisite, per la difesa dalle intemperie e dalle altre specie animali predatrici.

Il tratto distintivo della specie a cui apparteniamo è la socialità, combinata (unica profonda differenza con le altre specie animali) a un'attività vitale cosciente, perché l'uomo non agisce sulla natura solo sotto l'impeto di un bisogno fisico immediato.

Una delle sue prime forme di aggregazione fu la famiglia. Ma la persistenza di questa forma storica non si traduce nella sua immutabilità: la famiglia, come ogni altra istituzione umana, non è qualcosa di eternamente definito, ma ha un'origine e un suo sviluppo storico, percorso tra l'altro in tempi diversi dai popoli che abitano il nostro pianeta. La sua forma è diversa nelle epoche ed è storicamente determinata dal livello raggiunto dalle forze produttive.

Il primo a rendersi conto di questa diversità dei nuclei familiari, sia nel tempo che nello spazio, fu l'americano Lewis Henry Morgan (1818-1881). Appassionato studioso degli indiani d'America, scoprì che tra gli irochesi esistevano tracce di altri sistemi di parentela che traevano origine da una forma familiare diversa da quella conosciuta all'epoca. Provò quindi a ipotizzare una evoluzione della famiglia nel suo libro Systems of consanguinity and affinity of the human family (Sistemi di consanguineità e di affinità nella famiglia umana), opera ignorata oppure accolta con freddezza e ostilità, di cui possiamo trarre la classificazione storica della famiglia stessa:
  1. consanguinea in cui il matrimonio avviene anche tra fratelli e sorelle
  2. punalua in cui il tabù dell'incesto riguarda anche fratelli e sorelle
  3. sindiasmiana in cui i rapporti sono di coppia e nascono e si sciolgono spontaneamente
  4. patriarcale in cui il capofamiglia di sesso maschile detiene l'autorità suprema
  5. monogamica in cui il matrimonio è esclusivamente tra un maschio e una femmina e in cui vige l'uguaglianza formale tra i due coniugi
Dallo stato selvaggio alla civiltà
    Durante il Paleolitico, ossia nel primo stadio della nostra storia, l'uomo viveva in parte sugli alberi, si nutriva di frutta e radici e cominciava a comunicare con un linguaggio articolato. Poi vennero caverne, capanne e il controllo del fuoco, che permetteva ad esempio di utilizzare l'alimentazione ittica e vivere in terre dal clima meno mite: è in questa epoca che il nostro genere cominciò a spostarsi lungo fiumi e coste, diffondendosi sulla maggior parte del pianeta. La società era composta da gruppi di alcune decine di individui (orda), più adatti a difendersi rispetto al singolo e al piccolo nucleo. Qui il matrimonio era tra gruppi di uomini e donne.

    Lot e le sue figlie, dipinto nel 1600 dall'olandese Jan Harmensz. Muller
    Rappresenta un caso di incesto già assente nella famiglia consanguinea

    La fine dell'orda fu determinata dall'introduzione del tabù dell'incesto, che andava così ad appagare la necessità di rafforzamento ulteriore della specie. Inizialmente l'incesto fu precluso tra genitori e figli (famiglia consanguinea), mentre in una seconda fase scomparve anche tra fratelli e sorelle (famiglia punalua). Le tribù che applicarono queste regole riuscirono a produrre generazioni più sane e più forti, prevalendo così sulle altre. La donna, custode della dimora e del fuoco, godeva di grande prestigio (insieme agli anziani, depositari di esperienza), in quanto nel matrimonio di gruppo è evidente solo la discendenza materna (matriarcato).

    La prima grande rivoluzione del genere umano, ossia la rivoluzione agricola, si ebbe circa 12 mila anni fa, durante il periodo Neolitico. Qui l'agricoltura e l'allevamento mutarono le condizioni materiali di esistenza: i prodotti del lavoro aumentarono, nacquero lo scambio, gli artigiani, i mercanti, i villaggi crebbero fino a diventare città e sorsero i grandi imperi dell'antichità (Cina, Egitto, Grecia, Mesopotamia).

    L'uso dei metalli segnò l'ingresso nell'ultima fase della civiltà, quella in cui viviamo tutt'ora. È l'epoca degli Stati, delle classi sociali, delle disuguaglianze, della schiavitù. È l'epoca in cui, però, vengono spezzati i vincoli di parentela che costituivano la base dell'ordinamento sociale precedente. La condizione della donna dopo la rivoluzione agricola cambiò radicalmente, lasciando posto di importanza crescente (dalla famiglia sindiasmiana a quella patriarcale) alla figura maschile che deteneva la proprietà esclusiva degli strumenti di lavoro, schiavi compresi. Scrive Friedrich Engels ne L'origine della famiglia, della proprietà privata e dello Stato, 1884: "Il rovesciamento del matriarcato segnò la sconfitta sul piano storico universale del sesso femminile. L'uomo prese nella mani anche il timone della casa, la donna fu avvilita, asservita, resa schiava delle sue voglie e semplice strumento per produrre figli."

    Famiglia irochese, classico esempio di tipo sindiasmiano

    Nella società medievale si affermò la famiglia monogamica, con l'autorità paterna pienamente affermata, da cui si sviluppò il più grande progresso morale (ossia l'amore individuale moderno) sconosciuto fino ad allora, quello dipinto con l'amor cortese dell'ideale cavalleresco di Dante Alighieri e Geoffrey Chaucer, il cui significato ha forse dipinto meglio di tutti il francese Andreas Capellanus nel De Amore, 1184: "È l'amore puro che lega insieme i cuori dei due amanti con ogni sentimento di gioia. Questo tipo consiste nella contemplazione della mente e l'affetto del cuore, limitandosi al bacio e all'abbraccio e al modesto contatto con il corpo nudo dell'amante, omettendo la soddisfazione completa [...]."

    Questo amore, però, veniva vissuto al di fuori del rapporto coniugale, perché sia i nobili che i corporativisti dei comuni medievali, non sceglievano la sposa per gusto personale, ma per interesse familiare.

    Amor borghese

    Quando il modo di produzione capitalistico si impose su quello feudale, trasformò ogni cosa in merce dissolvendo tutti gli antichi rapporti. È solo con il matrimonio borghese che l'amor cortese poté trovare la sua "giusta" collocazione. Fu la borghesia in ascesa ad utilizzare la rivendicazione del matrimonio d'amore, ma in realtà, stante la dominazione dei rapporti economici su di essa, questo matrimonio rimase poi solo una regola per il proletariato, la classe ancora oggi dominata dalla borghesia.

    Se da un lato la possibilità di sfuggire oggi ai condizionamenti nella scelta del partner è obiettivamente maggiore tra i salariati, mentre negli strati più elevati della classe dominante, i matrimoni vengono sempre più regolati come veri e propri contratti d'affari, con accordi pre-matrimoniali che ne disciplinano il possibile scioglimento, dall'altro lato la maturazione imperialistica del capitalismo dimostra, anche rispetto alla famiglia, che i rapporti di produzione attuali non corrispondono agli interessi complessivi della nostra specie, ma anzi ne sono un triste freno.

    La famiglia odierna è una forma di aggregazione instabile che non è in grado nemmeno di riprodurre numericamente la specie, né, spesso, di allevare ed educare nel modo conveniente le nuove generazioni.

    Con la maturazione imperialistica si afferma una nuova forma di famiglia, che vedremo più in dettaglio nel prossimo articolo.