Primo Maggio: il massacro di Fourmies

01/05/13

01/05/13


Tra le innumerevoli repressioni violente di manifestazioni e cortei del Primo Maggio, ricordiamo il massacro di Fourmies, quello avvenuto nel 1891 in un piccolo comune del Nord della Francia, in cui furono uccisi ragazzi e ragazze tra gli 11 e i 30 anni di età.

Commemorare festosamente e pacificamente i martiri di Chicago era, quel giorno, lo spirito della manifestazione che portò in una cittadina di Nord-Pas-de-Calais circa duecento persone. Il corteo rivendicava la giornata lavorativa di 8 ore e l'aumento dei salari dei tessili della zona: la cattolica Fourmies, infatti, era passata in pochi decenni da 2000 abitanti a quasi 16 mila, in gran parte operai impiegati in poco meno di 40 filande.

Quella mattina rimase attiva una sola industria tessile, mentre tutte le altre erano scese in sciopero. Alle 9 cominciarono i primi scontri vicino al palco del comizio con la polizia a cavallo, rinforzata poi dall'esercito, che arrestò quattro persone: l'obiettivo era quello di disperdere l'assembramento e riportare gli operai al lavoro.


In testa al corteo c'era l'operaia Maria Blondeau, diciottenne che diventerà poi simbolo della carneficina, seguita dal portabandiera Édouard Giloteaux, di un anno più grande.

Intorno alle 18 si aggiunsero poco meno di duecento manifestanti e dopo una manciata di minuti, parte dei 300 soldati avanzarono verso la folla, che cominciò a lanciare delle pietre per farli allontanare. Il comandante Chapus sparò un primo colpo in aria, poi dette ordine a trenta baionette di scagliarsi sulla folla, ma questi tornarono indietro. Fu così che alle 18:25 circa Chapus diede ordine di aprire il fuoco. Nonostante alcuni soldati si rifiutarono, sparando in aria, in meno di un minuto caddero a terra una cinquantina di persone. Il bilancio fu tragico: almeno 35 feriti e 10 morti, di cui quattro estranei alla manifestazione e una deceduta il giorno dopo per il dolore nell'aver assistito alla fucilazione.

Questo l'elenco dei martiri:

Maria Blondeau, 18 anni, una pallottola in testa
Felicia Cooper, 16 anni, quattro pallottole in testa
Emile Cornaille, 11 anni, un proiettile al cuore, passante estraneo al corteo
Ernestine Diot, 17 anni, una pallottola alla testa, una al collo, e tre nel resto del corpo
Édouard Giloteaux, 19 anni, tre proiettili in petto
Louise Hublet, 20 anni, due proiettili in testa
Camille Latour, 46 anni, deceduta il giorno seguente per commozione cerebrale
Charles Leroy, 20 anni, tre pallottole, passante estraneo al corteo
Gustave Pestiaux, 14 anni, due proiettili in testa e uno al torace, passante estraneo al corteo
Emile Segala, 30 anni, cinque pallottole, passante estraneo al corteo

Una pianta del centro dei Fourmies dove si tenne il massacro
La folla presenziava la piazzetta della chiesa, mentre la piazza del sindaco (Place de la Mairie) ospitava esercito e gendarmi
La stella blu indica la posizione del comandante Chapus al momento della fucilazione

I funerali si tennero il 4 maggio e raccolsero circa 30 mila persone, mentre i processi ai 9 arrestati si tennero per direttissima il 2 maggio (con condanne da 2 a 4 mesi in carcere per avere ostacolato la libertà del lavoro, insultato e aggredito gli agenti, nonché per ribellione), mentre i due organizzatori del Primo Maggio a Fourmies vennero processati e condannati per istigazione alla folla armata. Il 5 luglio il responsabile locale del partito operaio, Culine, ebbe la condanna a sei anni di reclusione e dieci di esilio. L'altro organizzatore era Paul Lafargue (genero di Karl Marx) e fu condannato a un anno di carcere, ma uscì nel novembre dello stesso anno dopo essere stato eletto deputato.

Condanne assurde e spietate per i lavoratori, mentre il carnefice Chapus e i suoi sottoposti non subiranno nemmeno un processo.

Di seguito una parte del brano tratto da "Storia del Primo Maggio" di Maurice Dommanget (1888-1976), sindacalista e storico del movimento operaio:

Verso le sei del pomeriggio arriva un gruppo di duecento giovani e donne, accompagnati da ragazzini, alla testa la bionda Maria Blondeau, tessitrice di 18 anni, che balla e agita un grande ramo di biancospino regalatole dal fidanzato, mentre piroetta facendo sventolare una bandiera tricolore il giovane Édouard Giloteaux, 19 anni, di leva proprio quell'anno. Vogliono andare a chiedere al sindaco la liberazione degli arrestati promessa per le cinque [NdA: si riferisce ai quattro fermati durante gli scontri della stessa mattinata]. Per ordine del comandante Chapus, i soldati inastano la baionetta. Nuovo lancio di pietre. E improvvisamente, senza intimazione, senza rullo di tamburo, in violazione di quanto prescritto dalla legge, si puntano i fucili: Fuoco! È la prima volta che si usano i fucili Lebel [NdA: in dotazione alla fanteria dal 1886, da 8 mm con caricatore fisso da 8 colpi] contro bersagli viventi. E per di più, in uno spazio di appena sessanta metri, quando la lunghezza di tiro arrivava a 2.400 metri [NdA: se la distanza di tiro è sotto i cento metri, un solo proiettile può trapassare tre persone]!

Certo, contravvenendo all'ordine, nove uomini sparano in aria e senza dubbio anche alcuni altri, coscienti del crimine che stanno per commettere. Ma non appena vengono sparati sessantanove proiettili, l'effetto è fulminante. Tanto più che alcuni sciagurati hanno il triste coraggio di mirare! In totale, sono raggiunti dai proiettili dei Lebel e delle pistole della polizia 80 persone, tra cui un neonato che ha la piccola mano perforata. [...]

Ci sono 10 morti, per lo più colpiti da quattro, cinque, sei proiettili [...].

Il 4 maggio almeno 30 mila persone seguirono le bare. Questa volta, niente più tricolore, a sventolare sopra la folla in lutto era la bandiera rossa. Dignitosamente, gli operai avevano rifiutato i funerali a spese dell'amministrazione cittadina. Non vi era alcun rappresentante delle autorità civili e militari; al contrario, dodici squadroni di cavalleria, nove compagnie di fanteria, due batterie di artiglieri testimoniavano la sollecitudine del governo.